La storia amministrativa e la cronaca politica locale di Pontelandolfo dal 1942 al 1948, è stata completamente rimossa dalla memoria collettiva dei nostri concittadini.
Solo i più anziani, tra i nostri concittadini, si riferiscono talvolta a tale periodo come ai “tempi di Corradetti”.
Che cosa sia accaduto a Pontelandolfo ai tempi di Corradetti, non è mai stato, fino ad ora, completamente chiarito e divulgato.

Carlo Perugini, dopo una accurata ricerca negli archivi comunali e presso l’ Archivio di Stato di Benevento e l’ Archivio Storico Generale di Roma, ha ricostruito tale periodo storico, con l’ausilio di documenti originali, nel volume: “Gino Corradetti, una militanza politica a Pontelandolfo di recente pubblicato dall’editore GEDI.


Gino Corradetti è stato un sindacalista militante e socialista che, sfollato per sfuggire ai bombardamenti di Napoli e agli orrori della guerra riparò a Pontelandolfo nel 1942.

Nel paese, già nel 1943 e subito dopo la caduta del fascismo, fondò una Lega dei Contadini e poi la Camera del Lavoro: una delle prime in Italia nel dopoguerra. A quell’epoca, tra ex gerarchi fascisti e il clero chiuso e refrattario a qualsiasi cambiamento, lottò, al fianco della classe contadina per il riscatto dei più deboli socialmente.
Gino Corradetti si fece molti nemici tra la borghesia e il circolo chiuso della congrega ecclesiastica, si trovò a lottare contro l’emergente strapotere della Democrazia Cristiana e dei suoi ras locali. Ma infine riusci a raggiungere due risultati sorprendenti: alle prime elezioni amministrative del dopoguerra, a Pontelandolfo vinse la sua lista di sinistra e al referendum tra la Repubblica e la Monarchia, a Pontelandolfo, quasi unico tra i paesi del Sannio, vinse la Repubblica.
Ma Corradetti aveva,ormai, troppi nemici e infine, aggredito fisicamente, chiamò i contadini a sua difesa. Scesero in paese in più di trecento e misero al sacco il paese. Per puro miracolo non ci furono morti, ma solo feriti lievi.


Ormai Corradetti era un personaggio ingombrante a Pontelandolfo, ma per ordine del Ministero degli Interni, no lo si poteva arrestare per scongiurare disordini di piazza ancor più gravi. I giudici del Tribunale di Benevento, per vie traverse, fecero pressione sulla famiglia di Corradetti per portarselo a Napoli allontanandolo da Pontelandolfo.
Lui, stanco, malato, e sotto la pressione psicologica incessante delle figlie accettò di lasciare il paese.
Lo strapotere della Democrazia Cristiana ebbe il sopravvento in paese e durò ventanni.
I contadini, delusi dalla rivoluzione mancata emigrarono, uno dopo l’altro negli Stati Uniti d’America.
Corradetti morì a Napoli il 27 dicembre del 1954.

…noi farem la pelle ai signorotti, con le rivoltelle…

Il volume “Gino Corradetti: una militanza politica a Pontelandolfo dal 1942 al 1945” di Carlo
Perugini è in vendita su Amazon in formato cartaceo e anche in formato Kindle e su
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