Chiesa rurale di San Rocco – extra moenia

Questa Chiesa rurale, situata a Nord dell’abitato lungo la statale Sannitica, ora viale San Rocco o Viale Europa, posta fuori la cinta muraria del paese (da cui dista circa 500 metri), edificata prima del 1600.
Per la fondazione della struttura ecclesiale si può far riferimento alle presenze diffuse sul territorio di edifici utilizzati per dare ricovero ed assistenza a pellegrini e viandanti, posti sui percorsi delle antiche strade e che spesso diventavano luoghi di culto e di aggregazione sociale (nel territorio ricordiamo Santa Teodora, la Chiesa della Santa Croce e la Chiesa di San Benedetto). La prima data certa di consacrazione di questa Chiesa a San Rocco è quella del 1609 e la successiva restaurazione del 1785 con jus patronato della Universitas (Comune).
Nel ricordare che la devozione al Santo, soprattutto dei viandanti e dei pellegrini, assume un maggior ruolo come “patrono” della peste che si abbattè in Pontelandolfo il 15 agosto del 1656 mietendo 1.195 vittime.
La Chiesa Rurale di San Rocco viene descritta dal Cardinale Orsini, come “Campestrem”, nel 1693 bisognosa di interventi di riparazioni e restauri dei tetti della Chiesa, della Sagrestia, del Campanile e del Romitorio.
Nelle prime operazioni post sismiche viene apposta la Croce sopra la Chiesa, riparati i tetti, aperto e pulito il fossato esistente intorno a tutta la struttura per preservarla dall’umidità. Umidità presente in tutto il complesso San Rocco che a più riprese si tenterà di debellare con vari rimedi, dalla spicconatura e sostituzione degli intonaci, ai rimedi antichi suggeriti dal Vescovo della “cenerata e sale”.
L’interno della Chiesa, con unica navata (larga metri 8 circa e larga metri 5,50), si presentava con un pavimento lastricato a calce, con un unico altare in pietra dedicato a San Rocco, la statua di San Michele Arcangelo, che nel 1693 viene aggiustata e trasferita nella Chiesa Madre, ed una iscrizione del 1709. A sinistra dell’altare l’ingresso alla sagrestia (lunga circa 4 metri e larga 3 metri) e alla cella dell’eremita.
All’esterno un piccolo campanile,con una campana, che si ergeva al di sopra delle stanze dell’ Eremita, una Icona affrescata con l’immagine di San Rocco sopra la porta di ingresso e un ampio spazio davanti la struttura.


Nel 1717 il Vescovo Orsini ordina di rinnovare la statua di San Rocco “perché fradicia” e viene acquistata nuova statua nel 1718 con un costo di ducati 23,50. Nel 1741 e 1743 viene ordinato di restaurare e “ricolorire la statua di San Rocco”.
Anche per questa Chiesa le visite Orsiniane ci offrono ampie notizie riguardanti l’ Eremitaggio, l’ Ospedale con la sua gestione e l’uso nel tempo sia della intera struttura che dello spazio antistante.
La presenza del “Romito” nel complesso di San Rocco molto spesso non impedisce l’uso praticato dai paesani di utilizzare lo spazio antistante la Chiesa di San Rocco, o l’ interno della stessa Chiesa, come aia agricola con indignazione del Vescovo come si riporta.
Nella visita del 1743, “Con sommo nostro rammarico siamo stati pur accertati che nel tempo della ricolta (sic) molta gente di questa Terra si avvale del largo avanti le Chiese Campestri di S. Rocco, e di S. Donato per la trita del granodindia, e di seccarlo al sole, e nel suddetto tempo la stessa gente senza timor di Dio, né a’ suoi Santi entra in dette Chiese frammischiati uomini, e donne, e con temerità grande arrivino a mangiare fra sugli altari.” Ed in quella del 1771 “Con sommo nostro rammarico siamo stati pur accertati che nel tempo della ricolta (sic) molta gente di
questa Terra si avvale del largo avanti la Chiesa Campestre di S. Rocco per triturare le biade. Che la Chiesa si chiuda la mattina per tempo dal Romito, o da altra persona, che ha la cura della custodia di essa”.
Economo di tutto il complesso San Rocco (Chiesa-Romitorio-Ospedale) è la Confraternita della SS.ma Annunziata che è tenuta alla manutenzione e cura con il sostegno delle spese anche dalla Confraternita del SS.Sacramento.
E’ davanti a questa Chiesa che Il 14 Agosto 1861, il colonnello Negri, prima di lasciare il paese, fece bruciare una
ventina di cadaveri, per non far comparire le sue perdite, dopo la repressione e l’incendio del paese (De Sivo).

(Antimo Albini – Fonte Archivi Parrocchiali –Visite Orsiniane)

CURIOSITA’

Le offerte del grano a San Rocco e la Festa
Nel 1895 e fino a qualche ventennio addietro, nel giorno della festa del 16 Agosto una schiera di devoti offriva a San Rocco doni di varia natura: uova, lana, farina, grano, pecore, olio, granone, formaggio, spoglie di granone, cera, oro, argento, offerte in denaro, materiali e proprio lavoro. Le salme ed i canestri, offerti e portati dalle donne sulla testa durante la processione del Santo, raggiungevano oltre 300 tomoli di grano. Pervenivano dai nostri emigranti cospicue offerte in dollari dalle Americhe (Waterbury) e dal Brasile (San Carlos do Pinhal) che ricevevano
immaginette votive del Santo. La processione del Santo alla Chiesa Madre era anticipata con la festa di San Donato il 7 Agosto in cui si prelevava in santo durante il percorso della processione –come avviene tuttora- ed insieme raggiungevano la Chiesa del SS.Salvatore per iniziare la novena dedicata al santo.

LA FESTA
La festa di San Rocco, nota in tutta la provincia, era estremamente fastosa: caratterizzata da luminarie, fuochi pirotecnici e bande musicali durante tutta la novena solenne. La funzione sacra era accompagnata dal suono dell’organo e i portatori facevano a gara in offerte per avere l’onore di portare in spalla la statua del Santo.
L’evento della festa era accompagnato dalla distribuzione di fazzoletti di seta che venivano dati in premio al maggior offerente, e una Riffa (lotteria) assegnava un ambito premio. Nei giorni che precedevano la festa venivano distribuite oltre 2.000 pagnotte di pane di San Rocco e taralli preparati per l’occasione.
Durante il triduo venivano sparati oltre 3.000 colpi in aria, mortaretti e fuoco artificiale.
L’organizzazione e la gestione di questa festa nel 1946 fu oggetto di dispute e rivolte per cui si vietò la consueta manifestazione. Le rivolte erano capeggiate dal socialista Gino Corradetti che con la Camera del Lavoro e la Lega dei Contadini avocava a se tale gestione.

(Antimo Albini – Fonte Archivi Parrocchiali – Cronicon )