
Narrano le antiche storie che a Pontelandolfo, c’era una volta un ricco Barone, proprietario di molte masserie e tante terre coltivate; in parte, le terre, erano dedicate a pascolo d’armenti.
Il barone, il cui nome non è dato sapere, amava molto il gioco delle carte. Amava la vita comoda e, certo, non pensava proprio di dedicarsi a nessuna attività.
D’altra parte non aveva bisogno di lavorare per vivere. Quando era il tempo di carnevale era sua abitudine quotidiana andare per cantine ed ingaggiare partite di tressette, il suo giuoco preferito, con chiunque gli capitasse a dar la sfida.
Si svegliava sempre tardi al mattino perché svegliarsi presto e alzarsi dal letto prima di mezzogiorno era volgare e lui non lo faceva proprio mai.
Dopo il caffè a letto e le abluzioni di rito desinava verso le due del pomeriggio e poi usciva dal suo palazzotto per scegliersi un’osteria dove trascorrere ore liete a gio-care a tressette e bere più del dovuto senza alcuna preoccupazione al mondo.Una sera di carnevale, per l’appunto, si era già fatto tardi e nella taverna si era al lume di candela, quando il barone si attac-cò con un suo lavorante, di nome Pasquale, a giocare a scopa a due.




