La Roma Imperiale nel Terzo Millennio
Nuovi, sorprendenti scenari aprono il sipario sulle drammatiche vicende che condussero Giocondina, di nobili origini, figlia del senatore Merio, seguace di Cristo, sul patibolo della decapitazione.
Una soggettiva interpretazione artistico-coreografica, proietta le azioni persecutorie dell’Imperatore Diocleziano contro i cristiani, contro la fanciulla Giocondina, in una dimensione spaziale e contestuale insolita, differente dalle tradizionali proposte teatrali.
Lo studio attento di soluzioni sceniche di delicato gusto teatrale, l’interazione a tutto campo tra i personaggi e la location, rendono il dramma originale e innovativo.
E’ nella grande piazza, crocevia tra il nuovo e il vecchio, luogo eterno di scontro tra il male e il bene, che la fiamma funesta della torcia che il soldato ruggente della Roma imperiale stringe tra le mani, confonde le ombre che accarezzano i muri di pietra dell’antica architettura di quell’invaso spaziale, che un tempo fu Largo Tiglio, e inonda il paese di caleidoscopiche
creature, foriere di nuovi e più luminosi traguardi artistico-culturali.
Un nuovo modo di fare teatro. Un teatro d’avanguardia, che si dipinge di spettacolari giochi di luce e di forme, proposto ad un pubblico che è chiamato a una lettura e una visione più
partecipativa e coinvolgente. Questa è la magia che caratterizzerà le serate di quest’anno, spruzzate dell’essenza di un’arte nuova, che non dimentica il passato, scavalca il presente e
cavalca il futuro. Due magiche serate, dicevo, dove i lemmi arcaici di grande peso letterario del copione e la veste luccicante del nuovo che avanza, sapranno coniugare il passato con il moderno, la tradizione dei secoli trascorsi con le proposte culturali trimillenarie, in una manifesta “contaminazione” del dramma. Una “contaminazione” intrigante, voluta, cercata, non
forzata, frutto di un lungo ed appassionato lavoro. Un lavoro portato avanti per lunghi mesi con grande impegno, serietà e professionalità, che non vuole di certo cancellare l’originalità del
patrimonio bibliografico e culturale forse più importante del paese, ma vuole solo e semplicemente attualizzare la bontà di un’opera teatrale grandiosa, scritta nel 1872 dal canonico
Ulisse Rinaldi, che quest’anno conta su una accreditata interpretazione di un cast mixato di esperienza e di nuova carica del giovane che irrompe sul palcoscenico. Sono onorato di poter
affiancare il mio nome Ai grandi che hanno curato la regia del dramma in passato: Peppino De Maria, Michele Rossi, Amedeo Fusco, Nicola Lopez, senza dimenticare la grandezza degli avi
che ci hanno preceduti in illo tempore.
Ringrazio vivamente tutti i componenti del cast e tutti i collaboratori, che mi hanno reso più agevole il non facile compito a me affidato, ringrazio il parroco rev. don Giuseppe Girardi per averci dato la possibilità di mantenere in essere una delle ultrasecolari tradizioni che caratterizzano le costumanze pontelandolfesi, ringrazio l’Amministrazione Comunale che ci ha affiancato e sostenuto nella realizzazione del progetto, ringrazio tutti coloro che a vario titolo ci hanno sostenuto e ringrazio, infine, in maniera particolare, con grande affetto, il cuore pulsante della macchina organizzativa, il delegato della Parrocchia del SS. Salvatore, Carmine Fusco, straordinario nel trasferire agli altri la sua inesauribile spinta emotiva, che ancora una volta, senza battere ciglio, ha riposto in me la sua fiducia.
Gabriele Palladino