Egildo Gentile nasce a Pontelandolfo, in via Porta Castello il 15.11.1878 da Vincenzo  e Rossi Maria Grazia.

Significativa la sua attività di ricercatore, di critico, di pubblicista, di docente della Scuola di Paleografia Diplomatica ed Archivistica di Napoli.

Nel 1905 pubblica “Il Castello e la Terra di Pontelandolfo”, opera letteraria di grande importanza storiografica.

Elda Rubbo nasce a Pontelandolfo il 20/03/1921, terziaria francescana, figlia spirituale di Padre Pio, benemerita della Federazione Italiana Donne Arti Professioni Affari, sezione di Benevento.

Imprenditrice tenace e competente nel 1960 aveva in funzione nel suo laboratorio-scuola ben ventisette telai, di cui venti del tipo Jacquard, giunti miracolosamente dal Cles, nel Trentino, a Pontelandolfo nel 1955, per intercessione di Padre Pio.

Anima del gruppo folcloristico per molti anni con la sua chitarra, scrive parole e musiche di una delle più belle canzoni popolari di Pontelandolfo: “Ri pónd’ r P’nd’rannólf’”.

Preziosa è la pubblicazione “Storia, arte, bellezze, nei tessuti antichi e moderni di Pontelandolfo”, affidata in eredità alla comunità quale segno tangibile della sua brillante carriera.

Scompare il 13 settembre 2005

 

Scrittore, critico e poeta, nato a Pontelandolfo nel 1886 e scomparso a Bologna nel 1983. Cantore delicato, nostalgico e innamorato dei monti e dei ruscelli di San Lorenzello.

Autore delle opere “Testamento”, “Strada Ariella n.3” e “Il Cervillo”. Ha donato all’Ente Morale Massone Cerza la Biblioteca posseduta in via Ariella a San Lorenzello

Il ricordo della Shoah a Pontelandolfo è il ricordo del compianto Libero Perugini, milite della Seconda Guerra Mondiale, catturato dall’esercito tedesco, che ha vissuto la durezza della prigionia nei campi di concentramento nazisti. Le vicissitudini di quel tempo segnarono profondamente l’animo del giovane coriaceo Libero, che intese, in futuro, affidare ai posteri la sua memoria storica attraverso una preziosa attività bibliografica. Due le fatiche significative: “Lenticella Placida” e “La Vergine di Acqua del Campo”. Nella prima opera Perugini descrive ogni momento della sua vita militare, dalla chiamata all’armistizio dell’8 settembre 1943.

E’ un diario, condiviso con l’amico, compagno di baracca Antonio Del Ciello, dove sono annotati tutti i fatti più importanti accaduti nel corso della lunga prigionia fino al sospirato ritorno a casa alla località Sorgenza nei pressi del torrente Alenticella, da cui trae l’ispirazione. In “La Vergine di Acqua del Campo” racconta gli usi e i costumi di Pontelandolfo e descrive, con dovizia di particolari, le tristi vicende di una maledetta guerra, il ricordo dei martiri e delle tragedie di un tremendo olocausto di vite umane, attraverso una descrizione scrupolosamente affine alla realtà di quel tempo profondamente segnata dagli eventi bellici dell’ultima Grande Guerra.

Realtà storica, fatti e personaggi veri vivono nelle pagine emozionanti dedicate all’umanità sofferente, ai caduti in battaglia, alle numerose vittime civili, alle madri, alle spose, ai figli inghiottiti dal turbine di indescrivibili barbarie. Ma è soprattutto un libro dedicato ai giovani, “affinché – scrive – ricordino cosa sono state per noi le dittature, i nazionalismi esasperati, le persecuzioni razziali, etniche e religiose. Gli odi e le torture perpetrate da pazzi fanatici su popolazioni inermi durante cinque anni di terrore. Elevo a Dio la fervida preghiera affinché il sacrificio di circa 50 milioni di vite umane e di altrettanti invalidi possa contribuire a credere nella pace, ad esaltare l’umana convivenza e ad allontanare per sempre nuove velleità di dittature, di altre guerre, di persecuzioni e di nuovi olocausti”.